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Fumetti il Ronzìo

Il mondo sotto la lente dei fumetti – Cap II

Il fumetto, prima per gli autori del fumetto underground, poi per quelli delle graphic novel, diventa strumento di rielaborazione del reale e quindi – inevitabilmente – veicolo di idee politiche. Questa rielaborazione della realtà passa anche attraverso l’uso di generi narrativi apparentemente slegati dalla realtà, come la fantascienza.

di Ferdinando Silvestri

* L’eternauta, fumetto di fantascienza sceneggiato da Héctor Oesterfeld, apparso per la prima volta nel 1957 in Argentina.

Dopo la laurea in fisica decide di iscriversi ad una scuola di fumetto, dando voce alla passione, coltivata sin dall’infanzia, per la nona arte.

QUATTRO FUMETTI POLITICI

Nel precedente articolo … Il fumetto: vecchi archetipi in nuove forme

Proponiamo ora alcune opere, come esempio di fumetto “politico”. L’ordine in cui vengono presentate cerca di stabilire una scala di progressivo disvelamento del messaggio politico.

L’Eternauta

L’Eternauta è un fumetto realizzato nel 1969 in Argentina da Hector Oesterheld alla sceneggiatura e Alberto Breccia ai disegni. Si tratta della riscrittura di un fumetto che era apparso nel 1957. La prima versione era stata sceneggiata dallo stesso Oesterheld e disegnata da Solano Lopez. L’Eternauta del 1957 venne pubblicato dalla rivista Hora Cero Semanal, mentre quello del 1969 apparve sul settimanale argentino Gente y la actualidad.

L’opera, almeno a una lettura superficiale, ha un contenuto politico poco evidente, diversamente da opere esplicitamente politiche come V for Vendetta di Moore e Lloyd. Leggendo l’opera senza metterla in relazione al contesto storico nel quale è stata concepita e realizzata, l’Eternauta potrebbe essere classificata semplicemente come un fumetto di fantascienza, uno dei tanti apparsi negli anni sessanta del secolo scorso.

Potremmo dire che il messaggio politico dell’opera è visibile in filigrana. Le battute del testo che ne denunciano la presenza sono pochissime. Come facciamo a essere sicuri che non sia solo la nostra interpretazione a farci scorgere un messaggio di questo tipo?

Che le opere di Oesterheld avessero un contenuto politico risulta evidente da un dato sulla scomparsa dell’autore. Oesterheld finì nel 1977 tra i trentamila desaparecidos della dittatura argentina di Jorge Videla. In realtà, il fumetto che espose Oesterheld all’attenzione del servizio segreto argentino fu una biografia di Che Guevara, da lui sceneggiata e disegnata da Alberto ed Enrique Breccia sul finire del 1968. Quindi la fine di Oesterheld è legata ad un fumetto dal contenuto politico evidentissimo.

Probabilmente ciò che rende interessante L’Eternauta è proprio la presenza di un contenuto politico non evidente, ma che si svela al lettore attento. Da un punto di visto cronologico, la seconda versione de L’Eternauta (1969) è dello stesso periodo del fumetto sul Che e in un certo senso le due opere di Oesterheld rispondono alla domanda iniziale sul rapporto tra fumetto e realtà in maniera duplice. Da un lato abbiamo un fumetto “adulto” che racconta la vita del Che, dall’altro abbiamo ancora un fumetto “adulto”, che racconta una storia di fantascienza, parlandoci nel contempo di altro.

L’impegno politico era diventato in quegli anni irrinunciabile per Oesterheld ed era inevitabile che trasparisse in tutto ciò che scriveva. Il fatto che la biografia del Che e L’Eternauta siano contemporanei ci indica semplicemente che Oesterheld non aveva timore ad esporsi e che poteva, anzi voleva, esprimere apertamente le proprie idee. Con L’Eternauta, Oesterheld ha semplicemente scelto un registro narrativo differente.

Hector Oesterheld

Oesterheld, nato a Benos Aires nel 1919, iniziò a lavorare come correttore di bozze presso una tipografia, poi a scrivere dei racconti per ragazzi e in seguito, a partire dal 1949, a sceneggiare le prime storie a fumetti per la Editorial Abril, di proprietà di Cesare Civita, un ebreo italiano fuggito in Argentina per evitare le persecuzioni razziali. Presso questo editore lavorò a serie quali Ray Kitt, Sergento Kirk, Bull Rockettm Alan y Grazy e Lord Commando. Nel 1957 fondò, con il fratello Jorge, l’Editorial Frontera. Oesterheld collaborò anche con il disegnatore italiano Hugo Pratt. Oesterheld scomparve il 21 aprile del 1977 a La Plata, prelevato da una squadra armata. Da allora è entrato a far parte della numerosa schiera dei desaparecidos argentini. Fu assassinato, si crede, a Mercedes, in provincia di Buenos Aires, nel 1978.

Il fumetto sul Che e l’Eternauta

Dal blog di Boris Battaglia1: “

Un’opera come quella cui stavano lavorando [il fumetto biografico sul Che] avrebbe collocato i tre autori tra i nemici del governo. Per evitargli problemi di sorta Carlos Pérez [l’editore] gli propone di mantenere l’anonimato o di usare degli pseudonimi. Héctor gli ribatte secco: «Non è possibile nascondersi, sarebbe una contraddizione dopo aver scritto la biografia di un personaggio come il Che rifiutarsi di firmarla. Non solo voglio firmarla, ma voglio il mio nome bello grande in copertina.» La realizzazione del Che fu, in particolar modo per Oesterheld il punto di svolta, l’assunzione di un nuovo statuto estetico e politico. Una precisa, deliberata, presa di coscienza e di posizione.

[…] Per gli autori, e in particolare per Oesterheld, cominciò una lunga serie di intimidazioni. Il SIDE (Secretaría de Inteligencia del Estado) cominciò a sorvegliarlo, piombandogli anche più volte in casa.

[…] In quello stesso 1969 Oesterheld riscrive la sua opera più famosa, L’Eternauta, rendendo fortemente espliciti tutti i riferimenti alla situazione geopolitica del Sudamerica e dell’Argentina.

Scritto con un ritmo inusualmente circolare e disegnata da Alberto Breccia, che giganteggia in una ricerca estetica inquietante e ossessiva, il fumetto non viene apprezzato dai lettori della rivista Gente, un rotocalco a larghissima diffusione, su cui veniva pubblicata. Conclusa precipitosamente, darà da riflettere agli autori.

[…] ll 27 aprile 1977 Oesterheld, che dalla clandestinità stava realizzando con Solano Lopez la seconda parte de L’Eternauta, viene sequestrato dalle Forze Armate a La Plata, dove viveva sotto falso nome. Nel corso dell’anno successivo verranno arrestate tutte le sue quattro figlie insieme ai loro mariti. Di nessuno di loro si avranno più notizie.”

La fantascienza come metafora

Il fumetto racconta di un’invasione aliena, i cui eventi sono narrati dal protagonista a un altro personaggio, sul cui ruolo torneremo in seguito. In particolare, l’azione si svolge a Buenos Aires. Quello che accade nel resto del mondo non viene detto esplicitamente, ma si può ricostruire a partire da alcuni dialoghi.  

Negli anni sessanta, l’invasione aliena era già stata il nucleo di numerosi film, romanzi e fumetti di fantascienza. Il primo romanzo a presentare un’idea del genere fu La guerra dei mondi (1897) di H.G. Wells. Questo romanzo racconta di un’invasione aliena dell’Inghilterra vittoriana. Già per l’opera di Wells possiamo rintracciare diversi livelli di lettura. La storia narrata è metafora di qualche altra cosa e sembra riflettere le idee del darwinismo sociale.

Usando le stesse parole dell’autore: «E prima di giudicarli troppo pesantemente, dobbiamo ricordare quale crudele e estrema distruzione la nostra stessa specie ha imposto, non solo su animali, come gli ormai estinti bisonte e dodo, ma sulle sue razze inferiori. I Tasmaniani, nonostante le loro sembianze umane, sono stati interamente spazzati via dalla Terra in una guerra di sterminio portata da immigranti europei, nello spazio di cinquant’anni. Siamo tali apostoli di pietà da lamentarci se i Marziani ci portassero guerra nello stesso spirito?» (Capitolo 1, L’alba della guerra).

Siccome siamo alla ricerca di indizi che ci permettano di individuare un messaggio politico, riportiamo uno stralcio dalla voce Fantascienza della Enciclopedia Treccani (l’articolo di Alberto Castelli)2

L’invasione aliena è uno dei temi classici della fantascienza, e tende a ricorrere in particolari momenti storici, cioè quelli in cui esiste il timore di un’invasione reale. Nel 1938 l’attore e regista Orson Wells mise in scena una versione radiofonica de La guerra dei mondi. Il radiodramma era trasmesso nell’ambito di una popolare trasmissione (il Mercury theatre) che mandava regolarmente in onda sceneggiati radiofonici; era realizzato con i mezzi non molto sofisticati di allora (il suono di una cannonata veniva simulato per esempio con un colpo di tamburo); in più, durante la narrazione, la voce di uno speaker sottolineava gli stacchi di tempo e di luogo con frasi del tipo “Una settimana dopo, a New York”. Era dunque chiaro che si trattava di un racconto di fantasia, eppure moltissimi radioascoltatori credettero che si trattasse di un servizio in diretta su una vera invasione marziana, e scoppiò il panico. In realtà la Seconda guerra mondiale era prossima a scoppiare, e gli Americani temevano un possibile attacco da parte dei Tedeschi; gli ascoltatori erano dunque psicologicamente preparati a essere invasi, e questo atteggiamento mentale li aveva resi facili preda di un attacco di paura collettiva. Dopo la vittoria e la fine della guerra, negli Stati Uniti si diffuse il timore di un altro tipo di invasione, quella dell’ideologia comunista proveniente dall’Unione Sovietica. Puntualmente la fantascienza propose nuove invasioni, soprattutto di carattere cinematografico: orde di extraterrestri cattivissimi raggiunsero il nostro pianeta a bordo di astronavi di un nuovo tipo, i dischi volanti. Il primo di questi misteriosi oggetti, che ora chiamiamo UFO (Unidentified flying object “oggetto volante non identificato”), era stato infatti avvistato nel cielo americano nel 1947.

Possiamo quindi provare a invertire le parti e supporre che in un autore di sinistra come Oesterheld l’invasione aliena sia metafora di opprimenti forze di destra, pronte a “invadere” la vita sociale dell’Argentina e a privare i cittadini di libertà e diritti.

La trama

La storia si apre nello studio di uno sceneggiatore dei fumetti, un “doppio” su carta di Oesterheld. Lo scenario esterno e quello interno lasciano pensare che il tempo in cui si svolge l’azione sia il presente (il 1971, come dichiara una battuta). Un’apparizione fa la sua comparsa a fine tavola, una figura semi-robotica, vagamente minacciosa.

Nella tavola seguente l’apparizione assume le fattezze di un essere umano. Il nuovo arrivato non ha intenzioni malevole e afferma di essere un viaggiatore temporale, un “Eternauta”, un “pellegrino dei secoli”.

L’Eternauta comincia a raccontare la sua storia allo sceneggiatore.

Il racconto dell’Eternauta prende l’avvio in un futuro non troppo lontano dal presente dello sceneggiatore (il 1973, come si apprende in un dialogo). Siamo nella casa del protagonista, colui che diventerà l’Eternauta, Juan Salvo, “uomo arrivato, proprietario di una piccola fabbrica di televisori”. Un uomo della media borghesia. In casa tre amici, la moglie e la figlia. Gli uomini giocano a carte. Va via la luce. Guardano alla finestra e si accorgono di una sorta di neve che, scendendo nel silenzio più assoluto, uccide tutto ciò che tocca. Comincia il dramma. Gli uomini si fabbricano delle tute rudimentali e escono ad esplorare uno scenario di morte e desolazione.

Gli uomini vengono cooptati da quello che resta dell’esercito. La prima visione del nemico, Cascarudos, esseri aracniformi o simili agli artropodi. Dopo alterne vicende, una battaglia viene vinta dagli umani, i quali scoprono che i mostri sono comandati tramite spine in contatto con la massa encefalica. In pratica eseguono gli ordini di qualcun altro.

In una battaglia successiva, gli umani si battono contro altri uomini a cui è stato impiantato un congegno di comando come quello dei Cascarudos. In una astronave abbattuta gli uomini scoprono un Multidita, emissario di Quelli.

L’invasione è quindi strutturata a ondate, meccanismo che amplifica nel lettore il senso di angoscia, riflesso del senso di impotenza degli umani del racconto.

Juan Salvo, in fuga dalle zone di battaglia, trova un congegno con il quale spedisce erroneamente moglie e figlia in un’altra dimensione temporale. Così ha inizio la sua ricerca attraverso il tempo. Salvo prova a contattare sé stesso del 1971, ma il contatto non pare portare a nulla. Lo sceneggiatore, rimasto solo, comprende alla fine che quanto gli è stato raccontato sta per accadere, a distanza di due anni. Raccontando agli altri quanto ha appreso sul prossimo futuro, potrà evitare che accada?

Il finale della storia, legato al meccanismo di circolarità del viaggio nel tempo, ha una connotazione fortemente ambigua e non riusciamo a dire se è o meno “soddisfacente per il lettore”, come si dice nei manuali di sceneggiatura. Il finale offre speranza o accresce il senso di angoscia di fronte all’ineluttabile?

… continua ..

Referenze bibliografiche

1 Per l’articolo completo, vedi qui.

2 Per l’articolo completo, vedi qui.

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